TORINO: COMUNE E UNIVERSITA’ UNITE PER LA M.C.

Quasi sicuramente questo autunno partiranno le prime sperimentazioni di un circuito di Moneta Complementare a Torino, sotto gli auspici del Comune e allo studio della Università di Torino, dove nell’ambito del Progetto Co-City un gruppo di studio coordinato dal professor Guido Boella sta valutando l’usabilità della moneta complementare e il tipo di soggetti da coinvolgere.

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USARE IL LAVORO COME MONETA

Non c’entrano nulla i bitcoin, non c’entrano nulla i debiti, né le svalutazioni, né le bolle, o i tassi d’interesse. La moneta complementare è una moneta vera, forse l’unica moneta che non ha bisogno di essere supportata dalle banche: la moneta complementare è garantita dal lavoro di tutte le aziende che aderiscono al suo circuito. Per incassare moneta complementare, l’azienda deve dare in cambio il proprio lavoro; per saldare un debito in moneta complementare, occorre dare in cambio il proprio lavoro. Insomma, le aziende non devono essere finte, ma vere. Chi è iscritto al circuito della moneta complementare deve essere un’azienda che ha una attività reale, che ha qualcosa da offrire al mercato, qualcosa che vale.

Detta così, sembra che però il discorso si possa fare anche per le aziende che operano nel mercato ordinario. In realtà, un’azienda iscritta al circuito è anche un’azienda che opera nel mercato normale, perché non tutto si può pagare con la moneta complementare, che è in pratica il proprio lavoro: le tasse, per esempio; quelle bisogna pagarle in euro, perché così vuole lo Stato. Ma in quelle zone dove anche l’ente pubblico entra nel circuito, allora sarà possibile anche pagare le tasse, o quanto meno una parte delle tasse. E l’ente che riceve il pagamento in moneta complementare, potrà a sua volta pagare parte degli stipendi, o delle competenze dei consulenti e fornitori, in moneta complementare. Ecco che si realizza il circolo virtuoso: con l’inserimento nel circuito degli esercizi commerciali, chi riceve parte dello stipendio o dei compensi in moneta complementare, potrà spendere i propri crediti in questi esercizi.

Per poter accedere al circuito, l’unica cosa che occorre ad un’azienda, è che sia attiva, che produca e che partecipi attivamente con i suoi prodotti e servizi. Si crea così un rapporto privilegiato tra tutti gli iscritti, che priviligeranno lo scambio all’interno del circuito, per i grandi vantaggi economici, fiscali, finanziari, che questo comporta. E la moneta che scambieranno, avrà la forza di tutte le aziende iscritte: la forza del loro lavoro.

In un articolo di Sardinia Post del 23 marzo 2013:

“La Sardegna sperimenterà la moneta Sardex attraverso l’erogazione di 500 euro di crediti al mese a 10mila giovani disoccupati di età compresa tra i 25 e i 35 anni, su un bacino di 23mila persone che non hanno mai lavorato. Il tutto con una spesa di massimo 20 milioni di euro per tre anni.”

I beneficiati saranno occupati in attività socialmente utili.

E la regione Sardegna compenserà i propri debiti con la fornitura al circuito Sardex di beni e servizi necessari al funzionamento della rete o attraverso la possibilità di pagare piccoli tributi o trasporti pubblici locali.

“La Regione ha siglato anche un accordo quadro di collaborazione con Sardex prevedendo anche con una delibera di favorire l’ingresso nel circuito della moneta complementare di diverse aziende sarde con la creazione di un fondo da 3 milioni di euro. “L’obiettivo – ha spiegato Cappellacci – è consentire al sistema di lavorare e incrementare beni e servizi ed esprimere un proprio potenziale che non potrebbe essere espresso per mancanza di liquidità, accompagnando la comunità verso un meccanismo di fiducia e di mutua solidarietà”.”

AL SUD DAL GENNAIO 2014 CHIUSE 537 IMPRESE AL GIORNO

E’ un tracollo senza fine quello delle aziende meridionali! A partire dall’anno dell’inizio della crisi, il 2007, al Sud ci sono ben 32.000 imprese in meno, con un aumento di 600.000 disoccupati e 114.000 in più in cassa integrazione. Questo il risultato di uno studio di Confindustria per le aziende nel mezzogiorno.

Tra il 2007 e il 2013 si è avuta una diminuzione degli investimenti di quasi 28 miliardi di euro. Quello che è venuto meno è l’investimento pubblico, che passa dal 2009 al 2013 si è ridotto di 5 miliardi di euro. Insomma, proprio quando il Sud avrebbe bisogno di una buona iniezione di investimenti pubblici anticiclici per dare una mano alla rinascita delle aziende, lo Stato si ritira.

Lo si legge in un articolo del Corriere del Mezzogiorno di luglio scorso.

A chi tocca, quindi, l’onere di realizzare azioni anticicliche per supportare l’economia del mezzogiorno, se nemmeno lo Stato ha più le risorse per farlo? La risposta è semplice e lineare: le aziende stesse! Esse devono trovare nel fare gruppo, nel supportarsi l’una con l’altra, la forza e le risorse per uscire dal pantano. E la moneta complementare è una vera iniziativa anticiclica, che si sviluppa quando c’è crisi di liquidità e surplus di invenduto.  E’ una regola vecchia come il mondo ma sempre valida: è l’unione, che fa la forza di un territorio!

CRISI ECONOMICA, LE MONETE COMPLEMENTARI CHE SFIDANO L’AUSTERITA’

da un bell’articolo su “Il Fatto quotidiano” dell’aprile scorso:

In tutta Italia è oggi in rapida diffusione l’Arcipelago Scec che, proprio come il Toreke e l’Epi, non punta solo a contribuire all’economia locale, ma a responsabilizzare l’individuo e rafforzare il senso di comunità. La cooperazione e l’indipendenza dal potere d’acquisto ripartito in euro, lo rendono accessibile alle fasce più svantaggiate della popolazione, contribuendo alla riduzione della povertà e dell’emarginazione sociale.

A Milano promuovono il Lombard, in Sicilia il Turi, a Napoli ilNapo. A Brescia dal 2001 è invece attivo il BexB, un progetto che oggi accomuna 2.700 imprese italiane su 160 diversi settori. Uno strumento che consente di acquistare beni e servizi pagandoli con il proprio prodotto o servizio, senza utilizzare denaro. Sullo stesso principio, in Sardegna, il Sardex vanta una rete di 1500 imprese e 15mln di euro di scambi nel 2013. Entrambi si differenziano dallo Scec, utilizzano infatti un sistema di credito commerciale volto al sostenimento delle PMI. Una moneta senza contanti che non frutta interessi.

fonte

 

Barter Trading, il Sistema del Baratto tra Imprese – Opportunità, Limiti e Retroscena (Indigenti e Target2)

Un interessante articolo di Sergio Basile e Elena Valente, che spiega in maniera esauriente le caratteristiche e il ruolo di una moneta complementare per un vero rilancio economico delle aziende del Paese.

Nell’autorizzarci  alla pubblicazione, l’Autore ha voluto sottolineare che:

” comunque la soluzione vera alla crisi resta la proprietà popolare della moneta come enunciata da Giacinto Auriti… infatti il debito da signoraggio bancario è una truffa che si alimenta a causa dell’illegittima appropriazione del denaro da parte di una stretta cerchia di banche private.

Barter Trading, il Sistema del Baratto tra Imprese – Opportunità, Limiti e Retroscena (Indigenti e Target2)

Economia del Baratto: può essere una soluzione alla Crisi-Truffa? L’Analisi tecnica, normativa e fiscale di Qui Europaoltre i luoghi comuni

– Punti di forza e lati oscuri – Dal Sardex agli Eurocrediti

– Questioni da non sottovalutere: Target2 ed Indigenti

di Elena Valente e Sergio Basile (24 luglio 2013)

 
Barter Tour ed Economia del baratto –  “Via secondaria” ma non prioritaria       

Roma, Torino – Mentre stamane in Parlamento si discute l’ennesima fiducia ai tecnici monti-lettiani (la seconda del regno Letta) sul “Decreto del Fare” (o, come visto.. del DISfare – vedi allegati) al fine dichiarato di trovare una quadratura del cerchio, che stando alle premesse non potrà esserci mai (pure illusioni oppiacee) in questi giorni sta facendo molto discutere in positivo, il cosiddetto il Barter Tour 2013, del bluesman  nazional-popolare Andrea Mingardi & The RossBlues Brothers Band. In parole povere, il linguaggio universale della musica a favore di nuovo modello di business per una sorta di “rilancio economico”. Anche se il rilancio reale non può che venire dallosmascheramento definitivo e provvidenziale della crisi-truffa dell’Eurozona(e dei suoi accidenti) ma soprattuto dalla proprietà popolare della moneta.

  La Questione essenziale                                                                                          

Fin quando pagheremo solo di interessi passivi ed illegittimi oltre 100 miliardi di euro l’anno (di lacrime e sangue) ai banchieri privati, per farci prestare in nostro denaro (pezzi di carta senza alcuna copertura aurea) molti di qusti risulteranno solo palliativi e vie secondarie e accidentali. Il punto sta proprio qui. Il Tour in questione, tuttavia – partito da Torino il 4 luglio scorso – sta toccando alcune delle principali città italiane. Questa in effetti, a memoria d’uomo, rappresenta la prima tournee’ italiana interamente realizzata senza denaro ma in eurocrediti, cioè nella la valuta complementare che disciplina il nuovo mercato economico inaugurato dal baratto fra imprese. Vediamo nele dettaglio di cosa si tratta.

  L’Economia dello Scambio tra Imprese                                                           

Il Baratto o “barter” o, “corporate barter” o “barter trading” è una pratica commerciale praticata tra imprese per lo scambio multilaterale di beni o servizi in compensazione. I circuiti di baratto fra aziende sono nati storicamente per gestire grandi operazioni di commercio internazionale, legate alla cessione di materie prime contro tecnologie e manufatti tecnologici   Durante la crisi degli anni ’30 alcuni  paesi utilizzarono il barter per aumentare la quantità degli scambi, e quindi incrementare il fatturato, senza intaccare le scarse risorse monetarie a disposizione. Molte di loro scomparvero poiché non intuirono che l’opportunità del barter non si limitava all’utilizzo di un mero strumento di pagamento per sopravvivere ad una recessione (anche se in questo caso si tratta di una crisi-truffa… come del resto nel ’29.. vedi allegato), al contrario di altre che ne valorizzarono l’utilità come strategia commerciale e mezzo di pagamento complementare a quelli tradizionali (è il caso di Wir Bank, società cooperativa svizzera, nata nel 1934 e tuttora in attività, che dopo la crisi affiancò al barter business l’attività di banca). Di fronte acrisi indotte e fenomeni di “iperinflazione”, come – tra l’altro – durante la grande crisi monetaria argentina, oppure in caso di crisi produttiva e stagnazione dei consumi, si sono sviluppati veri e propri circuiti, tanto più efficienti quanto più allargati, a livello anche soltanto nazionale. In particolari situazioni di  (chiamiamola così…) cosiddetta “crisi economica grave“, il barter permette alle aziende di mantenere i livelli produttivi abbattendo l’esposizione finanziaria immediata. Ripetiamo, ottimo stratagemma, anche se assolutamente non risolutivo ai veri e disastrosi mali dell’economia della truffa. E’ quel che si dice un’opportunità. Ma come vedremo ci sono anche dei rischi.

 Opportunità del  Barter Trading                                                                            

Le operazioni di interscambio fra aziende all’interno di un circuito di barter presentano l’indubbio vantaggio di permettere acquisti di materie prime, semilavorati, prodotti finiti, servizi di varia natura, anche in assenza di liquidità, pagando ciò che si è acquistato attraverso prodotti e servizi che fanno parte del core business del compratore. Soprattutto in periodi di crisi economica in cui il sistema-gabbia induce – per ovvi motivi – l’inflazione a salire alle stelle. In periodi, dunque, in cui la liquidità è scarsa, le banche stentano a concedere credito (vedi fenomeno indotto del credit crunch: favorito soprattutto dai distruttivi accordi di Basilea 3 – Vedi articoli in allegato) e la quantità di merce invenduta comporta costi elevati, il barter costituisce una grande opportunità commerciale per tutte le imprese: con esso è possibile comprare beni e servizi senza utilizzare risorse liquide, bensì vendendo i propri beni e servizi (quindi è un mezzo ottimale anche per vendere le giacenze di magazzino prima che diventino obsolete) anche in un tempo successivo; si tratta di un vero e proprio pagamento posticipato con la differenza rispetto agli altri mezzi di finanziamento che esso è gratuito: cioè a tasso zero. Si tratta di una leva finanziaria, che consente di incrementare la capacità di investimento dell’azienda evitando il ricorso all’indebitamento e il relativo pagamento degli interessi, e permette di affrontare periodi di stagnazione della domanda aprendo nuove prospettive di mercato e nuove possibilità di fare affari con la conoscenza di nuovi clienti.

  I Rischi del Barter Trading                                                                                      

La tecnica non è tuttavia priva di rischi, sia perché, come ogni sistema di leva finanziaria, potenzia gli aspetti positivi ma, se mal gestita, crea unindebitamento produttivo al quale l’azienda dovrà comunque fare fronte; per questo è necessario che il circuito di scambi sia gestito da un mediatore specializzato, la Barter Company che ne regola le transazioni e ne garantisce l’equilibrio. Inoltre esiste sempre il rischio che alcuni partecipanti del circuito non onorino gli impegni di fornitura interrompendo la circolazione nel circuito stesso. Per fronteggiare questo rischio è necessaria una copertura assicurativa su tutte le transazioni, raramente adottata dagli intermediari poiché costituisce un costo ingente che si rispecchia in una quota fissa di associazione al circuito. L’alternativa per i mediatori è permettere l’accesso gratuito o a costi molto bassi senza garantire l’eventuale insolvenza degli associati. Questo aspetto però non tocca tutte le operazione di Barter ma solo quelle che sfruttano la leva finanziaria, ovvero che consentono di finanziare gli acquisti attraverso la promessa di future vendite. Proprio per la diversità di caratteristiche e modalità operative, non interessa le operazioni di Corporate Barter effettuate in parziale compensazione.

 Ruolo della Barter Company                                                                                  

Un efficace circuito di Barter deve essere gestito da un operatore economico, che agisce in qualche modo, come una vera e propria banca dei crediti e dei debiti o Camera di Compensazione. Il settore si è progressivamente sviluppato con modelli sempre più sofisticati e una crescita del giro di affari. Oggi i principali attori del Barter sono riuniti nell’IRTA (International Reciprocal Trade Association), associazione non profit volta a promuoverne l’attività a livello mondiale e garantire il rispetto di un Codice di Autoregolamentazione.

 Aspetti Fiscali, Normativi  e Tecnici                                                                     

Le operazioni di barter trading fra aziende sono regolate in Italia da un’apposita normativa, che prevede una regolare emissione di fattura da parte dell’azienda che consegna i beni o i servizi all’azienda che li riceve. La fattura dovrà riportare un’apposita dicitura, che identifica, a fronte della transazione, il mancato flusso finanziario del corrispettivo economico e la contestuale acquisizione del credito che sarà successivamente compensato con altre fatture di fornitura a debito. Crediti e debiti così maturati verranno normalmente iscritti a bilancio. Va precisato, altresì, possiamo identificare tre caratteristiche essenziali nelle compensazioni commerciali di cui sopra. Esse, identificano i diversi modelli di compensazione utilizzata.1) Bilaterale o Multilaterale; 2) Contestuale o Multitemporale; 3) Totale o Parziale. Quello che comunemene in gergo è detto baratto, presuppone uno scambio tra due soggetti (Bilaterale) che avviene contestualmente ed in totale compensazione. Ovviamente questo ha delle potenzialità molto limitate perché presuppone che A e B si incontrino (anche virtualmente), che A abbia necessità dei prodotti offerti da B e che il loro controvalore sia pressoché equivalente.

  Multilateralità e Multitemporalità                                                                       

L’intervento della Barter Company e la nascita di circuiti di scambio consentono invece diabbattere questa frontiera. Infatti A offre dei beni o servizi che gli permettono di maturare un credito che potrà essere speso per acquistare qualsiasi prodotto offerto dai membri del circuito, in qualsiasi momento e soprattutto anche per importi non equivalenti.La Barter Company opera come Camera di Compensazione. Questo porta evidenti vantaggi: 1) Si possono acquistare nuovi prodotti ad un prezzo inferiore, ovvero al proprio costo della produzione, trasformando in pratica il margine commerciale in uno sconto; 2) Si possono finanziare gli acquisti attraverso un incremento di fatturato, ovvero pago i miei acquisti grazie ai nuovi clienti che mi sono stati portati dal circuito; 3) Diventa un fonte di finanziamento alternativa al sistema bancario dove l’affidamento è garantito dalla possibilità di ripagare il debito contratto con la propria capacità produttiva; 4) Neutralizzo il rischio di insolvenza, perché il pagamento avviene sotto forma di un credito spendibile in altri beni e servizi; 5) I pagamenti avvengono per contanti perché i crediti maturati sono immediatamente disponibili.

 Totale e Parziale Compensazione                                                                         

Si dice Totale Compensazione quella che avviene senza l’utilizzo di denaro reale il quale viene integralmente sostituito da una “valuta complementare” che prende il nome dal circuito di appartenenza. I più diffusi circuiti di barter italiani sono Sardex.net, che utilizza i SardexBexB che utilizza gli EuroBexB, e VisioTrade, che utilizza gliEurocrediti (€C). Diversamente dalla Totale Compensazione, la Parziale Compensazione presuppone un utilizzo ibrido di crediti e denaro, ovvero una parte della fornitura sarà pagata in crediti e una parte in denaro. Questo viene fatto per permettere: a) di ammortizzare i costi di produzione con denaro reale, pur accumulando un credito pari al margine; b) per permettere di scambiare prodotti con caratteristiche, costi industriali e ricarichi commerciali non omogenei tra loro, infatti cedere un servizio od una giacenza di merce invenduta poterebbe risultare meno oneroso rispetto a cedere prodotti costosi, con margini risicati e che sono stati prodotti o comprati mediante l’utilizzo di denaro reale, comportando flussi finanziari negativi.

  Il Corporate Barter e la Gestione dell’Invenduto                                          

Il Barter tradizionale presuppone uno scambio nuovo con nuovo e la valutazione dei beni/servizi è soggetta alle normali leggi di mercato e contrattata liberamente tra le parti. Come anticipato il Barter Trading è molto diffuso per lo smaltimento di stock di magazzino e merce a bassa rotazione. Vendendo la merce saldata mediante un corrispettivo, non in denaro ma attraverso l’erogazione differita di altre merci o servizi, questo consente una valutazione molto più vantaggiosa rispetto a quella normalmente fornita da uno stockista tradizionale (con evidenti benefici da un punto di vista bilancistico e di Rating Bancario). Visto che questa modalità presuppone lo scambio di merce obsoleta con forniture di prodotti nuovi, ovviamente per rendere omogenei i valori viene usato esclusivamente l’utilizzo della parziale compensazione. Una delle società maggiormente specializzate ed operativa anche sul mercato italiano è la società per azioni svizzera iPlace SA.

  Due aspetti da non sottovalutare: Sistema Target2 e Indigenti                

Dall’analisi posta in essere, in colclusione, possiamo constatare la bontà del Barter Trading: sicuramente uno strumento economico utile ed efficiente. Nell’economia del discorso aperto sulla sua reale efficacia dinnanzi all’attuale sistema euro-centrico ed alla truffa dell’Eurozona, tuttavia, dobbiamo avanzare due riserve di puro carattere strutturale che non entrano nel merito del barter, ma che stanno a monte: Il Sistema Target2 e la questione degli indigenti, cioè di quella fetta di popolazione che per ragioni puramente politiche ed economiche (scelte delle élite) sono oggi oppresse da livelli di tassazione da regimne stalinista e non riescono più ad arrivare al 15 del mese. E ce ne sono tante. Basti pensare ai finora 250mila licenziati del 2013, per comprendere i toni apocalittici della digressione.

 L’Assurdità del Sistema Target2                                                                          

Il Sistema Targe2 (vedi allegati – approfondimenti) come visto in più sedi è quel “nuovo” sistema di regolamentazione interbancaria tra banche centrali dell’Eurozona – posto in essere nel 2007 dall’élite europeista e dai banchieri suoi complici e compari – creato ad hoc per generare surplus fittizio in favore della Germania e debito (deficit indotto) verso quei paesi affossati in maniera criminosa dai mercati e dalle diaboliche agenzie di rating (vedi spread ed altri ingannevoli accidenti…. illuminati). Surplus fittizio e deficit indotto proprio partendo dalle transazioni commerciali. Infatti per ogni operazione fatta tra banche commerciali, esso genere un impulso elettronico che viene rilevato dalle banche centrali di riferimento. A fine anno avviene una compensazione tra le medesime banche centrali. Nel caso – ad esempio – di una transazione tra un una pluralità di operatori commerciale tedeschi ed un gruppo di operatori greci. Ora, la truffa sta proprio qui: l’unico modo per evitare deficit indotto (e debiti) per gli operatore greci – stando al folle e criminoso Sistema Target2 – è quello di vendere agli operatori tedeschi lo stesso quantitativo in valore di merce acquistata dalla Gerania. Ma per quanto gli operatori greci possano essere laboriosi ed ingegnosi, la Grecia non venderà mai un quantitativo di pesce o ortaggi (in valore assoluto) pari alla quantità di auto tedesche piazzate sul mercato greco. Questa – non ci vuole molto a capirlo – è pura follia omicida. E la situazione greca di oggi ne è l’immagine più nitida. 

  La Questione degli indigenti e l’eredità di Auriti                                            

Altro tema fondamentale è quello relativo agli indigenti, cioè tutti coloro i quali sono di fatto esclusi dal mercato in maniera illegittima ed irrazionale, se è vero come è vero che esistono beni pubblici e bisogni primari che devono essere tutelati, ammeno che non si vogliano compiere premeditatamente crimini contro l’umanità, privando le Creature dell’essenza stessa della Divina Creazione in nome di puri e deleteri tecnicismi economici. Ciò, dunque, in base ad un discorso meramente razionale e – consentiteci – naturale. La monetà è, come detto (vedi allegati) o dovrebbe essere, in un mondo normale e civile, un qualcosa di convenzionale, e tale da favorire gli scambi. Tale da permettere (in origine, mediante il conio e la relativa copertura aurea che oggi non c’è più) il più facile godimento di un dirittoCon il furto del potere signoraggio da parte dell’élite masso-bancaria, tutto ciò come noto è venuto meno, e la moneta è divenuta essa stessa una merce, ponendo una grossa fetta di popolazione mondiale in stato di schiavitù reale. Ora, tali circuiti di compensazione, per quanto nobili ed utili ai commercianti ed alle imprese non risolvono, tuttavia, tali questioni fondamentali. Non sgombrano cioè il terreno dai fantasmi dell’Euro-Gabbia, né da quelli della moneta-debito.  Che ne sarà dunque per quei milioni di cittadini forzatamente posti fuori da questo circuito? Se non cambia nulla è facile da intuire: saranno destinati a vivere da schiavi fino alla morte. Oggi dobbiamo trovare una risposta anche per loro/noi, nuovi schiavi moderni. La monetà è del popolo, non dimentichiamolo mai!Onore a Giacinto Auriti, che lo capì così bene e ce lo ha insegnato con una disarmante semplicità. Cogliere questa eredità è un dovere morale di tutti. Amen!

 Elena Valente, Sergio Basile (Copyright © 2013 Qui Europa)

Tratto da: www.quieuropa.it

http://www.quieuropa.it/barter-trading-il-sistema-del-baratto-tra-imprese-opportunita-limiti-e-retroscena-indigenti-e-target2/

CAMPOBASSO: CONVEGNO SU MONETA COMPLEMENTARE

Il Molise sulla scia del Sardex (moneta complementare sarda) è partito con il  circuito Samex. In appoggio al progetto della moneta complementare molisana, il 16 maggio 2014 alle ore 16.00 al Centro Studi Molisano a Campobasso, in Piazza V. Emanuele II, 44 ci sarà un convegno sul tema: “Monete Complementari e Social Innovation“.

Relatori:

Massimo Amato (Docente di “Storia, istituzioni e Crisi del Sistema Finanziario  Globale” presso l’Università Bocconi di Milano)

Carlo Mancosu (Co-Founder Sardex.net)

Luigi Piccirillo (Co-Founder Samex.net)

Gilda Antonelli (Docente di Organizzazione Aziendale presso l’Unimol)

Segreteria Tel. 0874 484748 · Email: [email protected] · www.cesmol.it

samex

 

 

LA MONETA E LE SUE REGOLE

Benché attualmente il fenomeno delle monete complementari sia in Italia poco conosciuto, tuttavia esistono sul nostro territorio almeno una decina di circuiti funzionanti. Ma le regole che condizionano la circolazione di queste monete non sono le stesse. Ogni circuito, molto spesso privato, ha introdotto costi di ingresso una tantum, oppure periodici (in genere annuali) o anche commissioni per ogni scambio, valutate in percentuale del valore dello scambio stesso. Inoltre alcuni circuiti non pubblicano in maniera completamente trasparente per tutti gli iscritti, l’elenco delle aziende partecipanti, rendendo lo scambio possibile soltanto se realizzato tramite una intermediazione di un gestore centralizzato. In definitiva, possiamo concludere che i circuiti, vale a dire le monete complementari che si identificano con questi circuiti, non sono esattamente uguali. Alcuni circuiti sono circoscritti a territori locali, altri invece tendono ad interessare tutto il territorio nazionale, con estensione perfino all’estero. Ognuno di essi sarà quindi più o meno adatto, a seconda del tipo di azienda e dell’ambito nel quale essa opera, sia in considerazione della natura della sua attività, che di quella dei suoi clienti e/o fornitori.

IMTHI è un progetto nato in “locale”, vale a dire che intende contribuire al sostegno e allo sviluppo dell’economia del territorio salernitano, pur tenendo conto che la sempre maggiore globalizzazione dell’economia rende l’ambito di intervento delle aziende, anche locali, sempre più esteso al territorio nazionale e anche estero. Si pensi ad esempio ad una piccola azienda agricola di prodotti tipici: il suo interesse è certamente la commercializzazione locale, ma essa sarà interessata anche allo sviluppo di una attività di esportazione in Paesi esteri. Sarà pertanto importante creare una sorta di sinergia tra i vari circuiti, che possa rispondere alle diverse esigenze di una stessa azienda.

La moneta complementare in ambito pubblico

Il coinvolgimento di un ente pubblico locale (es. il Comune, o la Regione, oppure la Camera di Commercio o la ASL…) contribuisce grandemente allo sviluppo di un circuito del genere e rende possibile una sua diffusione capillare nel territorio. Lo stesso ente, inoltre, ne ricaverebbe vantaggi non indifferenti, in quanto, accettando ad esempio il pagamento di alcuni tributi in moneta complementare, potrebbe pagare con tale moneta, una determinata percentuale di stipendio ai suoi dipendenti o di compenso ai suoi consulenti esterni (es: il 10%), ottenendo così un risparmio secco sulla sua spesa corrente in euro. Gli stessi dipendenti e consulenti avrebbero poi la possibilità di spendere questa quota acquistando merci e/o servizi presso aziende presenti nel circuito, magari con agevolazioni come sconti o offerte speciali.

L’importante è che questa moneta, affiancata alla moneta ufficiale, l’euro, non generi a sua volta inflazione e non crei bolle che, scoppiando, portino a situazioni di crisi di liquidità. E’ necessario quindi che il bilancio permanente tra i crediti e i debiti all’interno del circuito sia sempre ZERO. E per far questo, la moneta non va stampata, né coniata, ma i crediti ed i debiti devono nascere esclusivamente attraverso uno scambio reale di merci oppure di servizi. Di qui l’importanza che l’ente pubblico inserito nel circuito eviti di utilizzare questa moneta per creare altro debito oltre quello che già ha creato in moneta ufficiale, ma sia ben attento a bilanciare costantemente debiti (percentuali di stipendio ai dipendenti o compensi ai consulenti) con crediti (tributi versati dai cittadini iscritti al circuito). Solo in questo modo l’utilizzo di tale moneta complementare non solo risulterà “neutro” rispetto all’indebitamento dell’ente stesso, ma genererà un effetto benefico sugli scambi economici nel territorio.

IRNTHI: da una antica moneta salernitana

Nel sito archeologico di Fratte (Salerno) vennero rinvenute delle antiche monete, risalenti all’epoca pre-romana.  Siamo nel 200 a.C. e su quelle antiche monete era stampata la sigla IRNTHI. Da allora le monete hanno sempre accompagnato gli scambi di merci e servizi tra i popoli salernitani. E oggi ancora lo farà.