L’EQUIVOCO SULLE MONETE COMPLEMENTARI

“lo sapete che noi in Italia già usavamo da anni una moneta complementare…? Il gettone del telefono!…”

Sì, magari anche le caramelle per il resto!

Molti ritengono che anche i buoni pasto siano una sorta di moneta complementare, oppure gli assegnini da 100 lire che anni fa stamparono le banche per ovviare alla carenza di monetine…

Oppure le carte punti dei supermercati…

Insomma tutto l’universo della scontistica e delle iniziative promozionali messe in atto da questo o da quello.

Ebbene, a nostro parere esiste una differenza sostanziale tra queste iniziative da “buoni pasto“, e la vera moneta complementare. Intendiamoci: nessuna intenzione di voler disprezzare le iniziative citate, ma si tratta di cose diverse. E la differenza fondamentale consiste in questo:

Mentre in tutte queste iniziative citate esiste qualcuno, e non altri, che ha la prerogativa della stampa di questi documenti di scambio, la vera moneta complementare non ha nessuna esclusiva di stampa. Dirò di più: la vera moneta complementare non si stampa, e nessuno la crea dal nulla! La moneta complementare la si crea e la si distrugge contemporaneamente ad ogni scambio o cessione di bene e/o servizio che viene affettuato all’interno di un circuito ben definito, con tutti i partecipanti registrati e dotati di conto in dare e avere.

Mentre nei casi precedentemente citati come esempio, esiste uno “stampatore esclusivo” (la società dei telefoni nel caso dei gettoni, la banca nel caso dei miniasseggni, la tale o tal’altra azienda nel caso dei buoni pasto, oppure il tale supermercato nel caso delle carte sconto), nel caso della vera moneta complementare, non esiste nessuno stampatore privilegiato, ma tutti gli iscritti al circuito possono creare e, contemporaneamente, distruggere la moneta, con il risultato che il bilancio finale sarà costantemente pari a ZERO. Nel momento in cui infatti io iscritto creo 1000 euro di credito fornendo un mio servizio o cedendo un mio bene, nello stesso momento chi acquista questo servizio o questo bene, crea per se un debito di pari importo. In tal modo non esiste pericolo di inflazione e di conseguente perdita di valore della moneta. Quando esiste uno “stampatore esclusivo“,  invece, una invasione sul mercato di gettoni telefonici, di miniassegni bancari o di buoni pasto è sempre possibile, se non probabile, ingenerando una inflazione svalutativa che porterebbe come conseguenza il rifiuto da parte degli attori economici di accettare questi strumenti, non avendo essi alcuna garanzia che il loro valore resti inalterato nel tempo!

Quando si discute di moneta complementare, quindi, occorre fare molta attenzione a non semplificare l’argomento, trattandolo in maniera superficiale e sostanzialmente errata. La moneta complementare invece potrebbe essere addirittura più affidabile dell’euro, se non fosse per il fatto che il suo valore è legato a quello di questa moneta. Il fondamentale che sostiene la moneta complementare, infatti, è una cosa che vale moltissimo: il proprio lavoro!

Lascia un commento