SARDEX: LA MONETA CHE SPOPOLA IN SARDEGNA

In sardegna sono già in tanti gli imprenditori e le aziende che pagano gli stipendi, in tutto o in parte, ai dipendenti in sardex. E dalla Sardegna, il progetto si sta estendendo pian piano anche alle altre regioni: in Piemonte (Piemex.net), Emilia Romagna (Liberex.net), Marche (Marchex.net), Lazio (Tibex.net), nella zona del Sannio (Samex.net), in Sicilia (Sicanex.net), in Abruzzo (Abrex.net) e in Lombardia (Linx.net)”.

Pensate come sarebbe difficile fare tutto ciò con l’Euro e soprattutto con le banche che chiudono i rubinetti”. Insomma in Sardegna ormai si vive senza Euro. La moneta imposta dall’Ue si usa per le spese ordinarie, per tutto il resto si usa Sardex.

L’obiettivo di SARDEX per il 2015 è quello di arrivare a più di 3250 imprese. E passare dai 30 milioni di transazioni del 2014 a 60 del 2015.

Carlo Mancosu, uno degli ideatori di Sardex, ha un solo rimpianto: “Le tasse allo Stato vanno pagate in Euro, se si potessero pagare in Sardex forse le cose andrebbero in modo diverso”.

sardex-net

PARTE LA LOMBARDIA

Dal 2015, inizialmente nella Brianza Lecchese, Comasca e monzese, opera il Circuito Lombardia, con la sua moneta complementare denominata “linx” . Opererà all’interno del progetto di sperimentazione per i circuiti di compensazione multilaterale e complementare di Regione Lombardia (Decreto n. 4359 del 23/05/2014), di cui avevamo già ampiamente accennato negli articoli precedenti. Dall’annuncio di inizio della attività, a questo indirizzo:

Progetto linx

riportiamo uno stralcio:

“Circuito Lombardia srl è una società partecipata da Sardex.net, leader in Italia nella compensazione multilaterale di ambito regionale; l’attività iniziale si svilupperà nei territori della Brianza lecchese, comasca e monzese, e all’interno del nuovo circuito le aziende aderenti si finanzieranno reciprocamente a tasso zero tramite lo scambio reciproco di beni e servizi.

La ricchezza così prodotta rimarrà sul territorio lombardo privilegiando le produzioni locali, limitando il turismo delle merci e incentivando un modello di sviluppo sostenibile; ogni commessa tra imprese all’interno del circuito creerà un circolo virtuoso in un mercato che si autoalimenta, un sistema in cui ogni acquisto prelude a una vendita in una rete dove sviluppare nuove e durature relazioni d’affari.

Operando nel Circuito Lombardia tramite l’unità di scambio Linx le imprese conquisteranno nuovo fatturato ed andranno ad abbattere parte dei propri costi in euro, risparmiando preziosa liquidità e migliorando i propri flussi di cassa; contribuiranno in questo modo alla ripresa economica, valorizzando il loro potenziale inespresso.”

I nostri migliori auguri a questo nuovo circuito: finalmente qualcosa comincia a muoversi in tante regioni, a sostegno delle economie locali.

LE RETI D’IMPRESA

Cosa sono?  Sono circuiti di aziende collegate tra di loro da un contratto ufficiale, che si chiama appunto Contratto di Rete. Le Reti d’Impresa sono nate ufficialmente in Italia con la legge 30 luglio 2010 n. 122, che converte, con modifiche sostanziali,  il Decreto legge 31 mag­gio 2010, n. 78, recante mis­ure urgenti in mate­ria di sta­bi­liz­zazione finanziaria e di com­pet­i­tivita’ eco­nom­ica, ed entra ufficialmente in vigore il giorno dopo, il 31 luglio 2010. Il riferimento alle reti d’imprese è all’articolo 42:

ART. 42

1. Con provved­i­mento del Diret­tore dell’Agenzia delle entrate sono sta­bilite le con­dizioni per il riscon­tro della sus­sis­tenza dei req­ui­siti idonei a far riconoscere le imp­rese come apparte­nenti ad una delle reti di imp­rese di cui all’articolo 3, comma 4-ter e seguenti, del decreto legge 10 feb­braio 2009, n. 5, con­ver­tito, con mod­i­fi­cazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33. Forme, modal­ità e ter­mini di pre­sen­tazione delle richi­este per il riconosci­mento dell’appartenenza ad una rete di imp­rese sono sta­bilite con provved­i­mento del Diret­tore dell’Agenzia delle entrate da adot­tarsi entro trenta(30) giorni dalla data di entrata in vig­ore del pre­sente decreto.

2.Alle imp­rese apparte­nenti ad una delle reti di imp­rese riconosciute ai sensi del comma 1 com­petono van­taggi fis­cali, ammin­is­tra­tivi e finanziari, nonchè la pos­si­bil­ità di stip­u­lare con­ven­zioni con l’A.B.I. nei ter­mini defin­iti con decreto del Min­is­tero dell’economia e delle finanze emanato ai sensidell’articolo 17, comma 3, della legge n. 400 del 1988 entro quar­antac­inque(45) giorni dalla data di entrata in vig­ore del pre­sente decreto.

Successivamente ci sono stati aggiornamenti e integrazioni, ma la sostanza resta: lo Stato riconosce e incentiva le Reti d’Impresa in Italia, mediante un regime di  sospensione delle imposte (IRPEF ed IRES) per gli utili di esercizio che le parti abbiano accantonato in apposita riserva e destinato al fondo patrimoniale per la realizzazione degli investimenti previsti dal programma di rete. Possono accedere alla agevolazione le imprese che abbiano sottoscritto il contratto di rete e le imprese che vi abbiano aderito successivamente. L’agevolazione prescinde dalla forma giuridica e dalle dimensioni dell’impresa contraente (deve trattarsi di impresa, ma può essere impresa individuale, impresa agricola, impresa sociale, ecc.). Sono ammesse anche le stabili organizzazioni di imprese non residenti.

Le reti d’impresa si raccontano:

riferimenti:

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Reti di Imprese

Un interessante articolo su Edilizia e Territorio del Sole24Ore.

 

USARE IL LAVORO COME MONETA

Non c’entrano nulla i bitcoin, non c’entrano nulla i debiti, né le svalutazioni, né le bolle, o i tassi d’interesse. La moneta complementare è una moneta vera, forse l’unica moneta che non ha bisogno di essere supportata dalle banche: la moneta complementare è garantita dal lavoro di tutte le aziende che aderiscono al suo circuito. Per incassare moneta complementare, l’azienda deve dare in cambio il proprio lavoro; per saldare un debito in moneta complementare, occorre dare in cambio il proprio lavoro. Insomma, le aziende non devono essere finte, ma vere. Chi è iscritto al circuito della moneta complementare deve essere un’azienda che ha una attività reale, che ha qualcosa da offrire al mercato, qualcosa che vale.

Detta così, sembra che però il discorso si possa fare anche per le aziende che operano nel mercato ordinario. In realtà, un’azienda iscritta al circuito è anche un’azienda che opera nel mercato normale, perché non tutto si può pagare con la moneta complementare, che è in pratica il proprio lavoro: le tasse, per esempio; quelle bisogna pagarle in euro, perché così vuole lo Stato. Ma in quelle zone dove anche l’ente pubblico entra nel circuito, allora sarà possibile anche pagare le tasse, o quanto meno una parte delle tasse. E l’ente che riceve il pagamento in moneta complementare, potrà a sua volta pagare parte degli stipendi, o delle competenze dei consulenti e fornitori, in moneta complementare. Ecco che si realizza il circolo virtuoso: con l’inserimento nel circuito degli esercizi commerciali, chi riceve parte dello stipendio o dei compensi in moneta complementare, potrà spendere i propri crediti in questi esercizi.

Per poter accedere al circuito, l’unica cosa che occorre ad un’azienda, è che sia attiva, che produca e che partecipi attivamente con i suoi prodotti e servizi. Si crea così un rapporto privilegiato tra tutti gli iscritti, che priviligeranno lo scambio all’interno del circuito, per i grandi vantaggi economici, fiscali, finanziari, che questo comporta. E la moneta che scambieranno, avrà la forza di tutte le aziende iscritte: la forza del loro lavoro.

In un articolo di Sardinia Post del 23 marzo 2013:

“La Sardegna sperimenterà la moneta Sardex attraverso l’erogazione di 500 euro di crediti al mese a 10mila giovani disoccupati di età compresa tra i 25 e i 35 anni, su un bacino di 23mila persone che non hanno mai lavorato. Il tutto con una spesa di massimo 20 milioni di euro per tre anni.”

I beneficiati saranno occupati in attività socialmente utili.

E la regione Sardegna compenserà i propri debiti con la fornitura al circuito Sardex di beni e servizi necessari al funzionamento della rete o attraverso la possibilità di pagare piccoli tributi o trasporti pubblici locali.

“La Regione ha siglato anche un accordo quadro di collaborazione con Sardex prevedendo anche con una delibera di favorire l’ingresso nel circuito della moneta complementare di diverse aziende sarde con la creazione di un fondo da 3 milioni di euro. “L’obiettivo – ha spiegato Cappellacci – è consentire al sistema di lavorare e incrementare beni e servizi ed esprimere un proprio potenziale che non potrebbe essere espresso per mancanza di liquidità, accompagnando la comunità verso un meccanismo di fiducia e di mutua solidarietà”.”

REGIONE LOMBARDIA: NUOVA LEGGE REGIONALE SULLA MONETA COMPLEMENTARE

Nel nostro articolo del 9 novembre 2014, nell’informare del ricorso presentato dal governo italiano avverso l’introduzione della moneta complementare in Lombardia, avevamo scritto che il percorso per questa moneta sarebbe stato più difficile ma che comunque sarebbe andato avanti. E infatti!

Per superare la impugnazione fatta dal governo italiano della legge regionale del 19 gennaio 2014 che introduceva, sia pure a titolo sperimentale, la moneta complementare in Lombardia, la regione ha approvato la legge regionale 24/2014 che supera, con una modifica formale, l’impugnativa del governo. Esattamente la modifica è la seguente:

Legge Regionale 5 agosto 2014, n. 24
Assestamento al bilancio 2014-2016 – I Provvedimento di variazione con modifiche di leggi
regionali
(BURL n. 32, suppl. del 08 Agosto 2014 )

(omissis)

3. Alla legge regionale 19 febbraio 2014, n. 11 (Impresa Lombardia:  per la libertà di impresa, il lavoro e la competitività) sono apportate le seguenti modifiche:
a) la lettera g) del comma 1 dell’articolo 3 è sostituita dalla seguente:
‘g) promuovendo la valorizzazione della qualità dei prodotti lombardi, attraverso l’istituzione di marchi collettivi regionali, secondo la disciplina nazionale ed europea vigente;

.
b) l’articolo 4 è sostituito dal seguente:

.
‘Art. 4
(Circuito di compensazione regionale multilaterale e complementare)

.
1. Ai fini dell’attuazione di quanto disposto dagli articoli 2 e 3, con particolare riguardo alle misure di accesso al credito, la Regione promuove la costituzione, in forma sperimentale, di un circuito di compensazione regionale multilaterale e complementare, da intendersi esclusivamente quale strumento elettronico di compensazione multilaterale locale per lo scambio di beni e servizi. Tale circuito presenta carattere di volontarietà.

.
2. La Giunta regionale, previo parere della competente commissione consiliare, con appositi provvedimenti dispone le norme attuative e la disciplina del circuito di compensazione regionale complementare e multilaterale di cui al comma 1, garantendo il rispetto dei principi e delle norme tributarie dello Stato.

(omissis)

.

.

Ritorniamo quindi a guardare con interesse agli sviluppi di questo progetto lombardo, consapevoli dell’importanza della Lombardia come regione guida per il resto del territorio nazionale, per iniziative economiche rilevanti come questo Circuito di Credito a Compensazione per le aziende. L’esperienza del WIR in Svizzera è troppo chiara ed evidente, per non tenerne conto. Il successo del SARDEX in Sardegna, con oltre un migliaio di aziende aderenti, è un altro fatto concreto che ci dà fiducia per la creazione di nuovi circuiti anche nelle altre regioni.

 Scaricare qui il testo della legge:

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AL SUD DAL GENNAIO 2014 CHIUSE 537 IMPRESE AL GIORNO

E’ un tracollo senza fine quello delle aziende meridionali! A partire dall’anno dell’inizio della crisi, il 2007, al Sud ci sono ben 32.000 imprese in meno, con un aumento di 600.000 disoccupati e 114.000 in più in cassa integrazione. Questo il risultato di uno studio di Confindustria per le aziende nel mezzogiorno.

Tra il 2007 e il 2013 si è avuta una diminuzione degli investimenti di quasi 28 miliardi di euro. Quello che è venuto meno è l’investimento pubblico, che passa dal 2009 al 2013 si è ridotto di 5 miliardi di euro. Insomma, proprio quando il Sud avrebbe bisogno di una buona iniezione di investimenti pubblici anticiclici per dare una mano alla rinascita delle aziende, lo Stato si ritira.

Lo si legge in un articolo del Corriere del Mezzogiorno di luglio scorso.

A chi tocca, quindi, l’onere di realizzare azioni anticicliche per supportare l’economia del mezzogiorno, se nemmeno lo Stato ha più le risorse per farlo? La risposta è semplice e lineare: le aziende stesse! Esse devono trovare nel fare gruppo, nel supportarsi l’una con l’altra, la forza e le risorse per uscire dal pantano. E la moneta complementare è una vera iniziativa anticiclica, che si sviluppa quando c’è crisi di liquidità e surplus di invenduto.  E’ una regola vecchia come il mondo ma sempre valida: è l’unione, che fa la forza di un territorio!

CI HA RISPOSTO CREVIT.IT

Il 30 di settembre di quest’anno, in relazione al circuito crevit.it, di cui abbiamo parlato nei mesi scorsi, avevamo inviato all’amministratore delegato del circuito, una richiesta di chiarimento sui meccanismi che regolano la gestione di un FIDO commerciale che crevit offre agli iscritti al circuito, così come viene riportato all’articolo 9 del regolamento del circuito stesso.  La richiesta era la seguente:

“Siamo in procinto di fondare un’associazione che ha per scopo lo scambio in baratto tra i soci, ma non intendiamo creare un nostro circuito, bensì aderire ad un circuito già in essere e funzionante. La Vs. iniziativa ci sembra interessante, per cui Le scrivo per un chiarimento che penso sia opportuno fornire, e che riguarda il FIDO: 
La domanda è: quando un iscritto chiede un FIDO, l’importo di questo fido farà poi carico a tutti gli iscritti al Vs. circuito solidarmente? In parole povere, se l’affidatario del fido poi non rispetta gli impegni, e non fornisce né merci, né servizi per rimborsarlo, questa perdita a chi verrà accollata? C’è il rischio che ogni iscritto al circuito si veda accollata parte del debito insoluto e sia costretto a fornire merci o servizi “gratis” o addirittura pareggiare in euro, per compensare la perdita avuta con l’insolvenza dell’affidatario…? 
Questo è un punto molto importante e delicato, che vorrei Lei chiarisse, magari anche pubblicamente sul Vs. sito, a tutti coloro che intendono iscriversi al Vs. circuito”
 .
Ebbene oggi è arrivata la risposta dallo staff di CREVIT, e che qui trascriviamo senza commenti:
 .
“Il FIDO in Crevit è l’espressione di un rapporto bilaterale esclusivo tra CREVIT ITALIA SRL e l’utente che ne ha fatto richiesta. Speciali algoritmi matematici consentono alla piattaforma CREVIT l’equilibrio in casi di default degli utenti convenzionati. Nessun utente convenzionato quindi risponde per le insolvenze di un terzo. Accogliamo favorevolmente il suo consiglio di esplicitare nella sezione pubblica questo aspetto e lo segnaliamo per la prossima release.”

.
Attendiamo quindi fiduciosi la pubblicazione sul sito di crevit di questo importante chiarimento. Il nostro interesse è il poter fare riferimento a circuiti di credito affidabili e senza sorprese; lo scambio in compensazione è un formidabile strumento di sostegno all’attività delle aziende, e osserviamo con grande interesse lo svilupparsi di ogni nuova iniziativa.
In attesa di conoscere l’esito del travagliato iter della moneta complementare in Lombardia…

IN SICILIA E’ ATTIVO IL SICANEX

Da  un paio di anni in Sicilia funziona il circuito SICANEX. Si tratta di una iniziativa per le imprese locali, che ha realizzato anche una pagina su FaceBook: aziende di installazione fotovoltaico, palestre, parrucchieri, studi di commercialisti, ottici, impianti termoidraulici, farmacie…

La moneta complementare siciliana è partita.

In questo circuito un’ azienda riceve un fido che può subito spendere e ha tempo un anno per rientrare, quindi credito immediato a costo zero e zero interessi.

Vai al sito di SICANEX

SICANEX